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La scuola che cambia: nuovi scenari per il prossimo futuro
di Giusy Ubriaco

Si è conclusa in una cornice di alto spessore professionale la due giorni di ANP Lazio presso il Mercure Hotel di Roma per discutere e riflettere su “La scuola che cambia: nuovi scenari per il prossimo futuro”. Occasione di confronto e di spunti di riflessione grazie agli interventi di importanti protagonisti che ruotano intorno al mondo della scuola a vario titolo. Grazie alla sapiente conduzione del Presidente regionale Cristina Costarelli e del Presidente della sezione di Roma Mario Rusconi questo seminario residenziale ci ha consentito di riflettere su tematiche di rilievo come l’autonomia delle Istituzioni scolastiche, il ruolo del Dirigente scolastico, il punto di vista dei docenti e dei referenti Istituzionali, passando per tutta la rivoluzione che la pandemia ha portato inevitabilmente all’interno della scuola. In ogni passaggio, ciò che è emerso chiaramente, è che la scuola riveste un ruolo fondamentale nel tessuto sociale di ciascuna realtà e territorio e che, spesso, i protagonisti sono lasciati soli. Ne è nato un dibattito che ha posto diversi interrogativi sulla scuola del futuro e su quale futuro si preveda per la scuola. La presenza degli studenti a questo seminario, in un’intervista abilmente condotta da Daniele Grassucci di Skuola.net, ci ha fornito il punto di vista dei nostri ragazzi, di chi quotidianamente vive la scuola da un osservatorio diverso e fruisce delle nostre scelte. Ne è emersa la necessità di rimetterci in discussione tutti, ciascuno nel proprio ruolo. Docenti, Dirigenti scolastici, personale ATA. Il necessario cambiamento dovuto alle mutate condizioni sociali, spinto anche dalla pandemia, ci obbliga a riflettere su lacune, necessità, bisogni educativi, di risorse umane e finanziarie, di formazione. Molti di queste scelte spettano a decisori politici e richiedono un ripensamento anche sul ruolo della scuola all’interno di questo mutato e mutevole scenario. Molte altre spettano a chi vive la scuola nella sua quotidianità, ne osserva lo scenario tutti i giorni, denso di difficoltà ma ricco di soddisfazione, ne legge le necessità e si impegna per ottenere risposte adeguate, ne vive i problemi e ricerca la soluzione migliore. La riflessione da cui partire, prendendo spunto dall’intervento del Dirigente scolastico Flavia De Vincenzi, potrebbe essere quello descritto nel Manifesto per la scuola di ANP:Nessuno può “rendere conto” di una professione se non l’ha prima a lungo abitata e navigata. Detto diversamente, la “competenza” ad insegnare o a dirigere una scuola, come ogni competenza, esiste unicamente in situazione, non in astratto. Oggi si ha la sensazione che siano legittimati a parlare di scuola e di competenza ad insegnare solo coloro che quella realtà osservano dall’esterno, senza averla mai praticata: politici, sociologi, economisti, docenti universitari delle più varie discipline ed “esperti”. Parrebbe quasi che agli operatori professionali rimanga solo da apprendere da altri i fondamenti epistemologici ed empirici del lavoro che svolgono.Vogliamo assumere collettivamente l’impegno a riflettere sulle ragioni di ciò che facciamo come soggetti professionali ed a tornare protagonisti della ricerca educativa e delle scienze dell’educazione.”
Durante questa pandemia tutti hanno parlato di scuola, tutti si sono sentiti titolati a esprimere giudizi più o meno opportuni ma alla fine solo chi la abita e la naviga ne è stato il traghettatore. Volendo utilizzare una descrizione tratta dal libro di Dacia Maraini “La scuola ci salverà”, noi professionisti della scuola ci siamo sentiti e ci sentiamo come Colapesce che, immerso per sempre nel mare, reggeva il peso dell’isola sulle proprie spalle, avendo scoperto che una delle tre colonne su cui essa si reggeva si era spezzata. È, quindi, necessario riaprire il dibattito, fornire risorse umane ed economiche adeguate, investire sulla formazione, sul reclutamento del personale perché la scuola è la cartina di tornasole della nostra società.
IIl nuovo programma Erasmus 2021-2027
di Laura Virli

Nato nel 1987, il programma Erasmus ha coinvolto nel tempo oltre 10 milioni di cittadini europei con iniziative volte a promuovere vari aspetti, ma soprattutto la cittadinanza attiva oltre che il senso di appartenenza all’Europa. Per il nuovo Programma Erasmus+ 2021-2027, che avrà l’obiettivo di coinvolgere 10 milioni di cittadini europei, sono stati stanziati ben 28,4 miliardi di euro, fondi quasi raddoppiati rispetto al precedente programma. Quali gli obiettivi?
Obiettivi del nuovo Erasmus
In una società in continuo cambiamento, sempre più fluida, multiculturale e digitale, i cittadini europei dovranno essere in possesso di conoscenze, abilità e competenze sempre in linea con le richieste del mondo del lavoro. Trascorrere un periodo in un altro paese per studiare, formarsi e lavorare deve diventare la norma. E’ anche importante offrire a tutti l'opportunità di apprendere altre due lingue oltre alla propria lingua madre. Questi sono alcuni degli obiettivi importanti definiti a livello europeo. Ma la Commissione europea si è posta altre finalità come quella di aumentare il numero di beneficiari, accrescere i percorsi di inclusione, sostenere l’innovazione digitale e la promozione di ambiti di studio sulle energie rinnovabili, i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale e il design.
I nuovi programmi 2021-2027
“Erasmus+ e scuola” riguarderà il mondo della scuola e dei centri di istruzione per gli adulti. Il programma permetterà di aprire le nostre scuole anche a studenti provenienti da altri Paesi. La formazione degli insegnanti riguarderà temi importanti come la transizione digitale e l’innovazione didattica.“Erasmus+ e giovani” metterà al centro le nuove generazioni, consentirà ai giovani di vivere la dimensione europea, attraverso la mobilità, gli scambi, i progetti di volontariato e di solidarietà, con l’obiettivo di offrire occasioni di incontro, di confronto e di crescita personale. Molti temi   promuoveranno inclusione e sensibilizzazione rispetto ai temi del green e del cambiamento climatico.
“Erasmus+ e istruzione superiore” riguarderà la mobilità universitaria con l’iniziativa “Erasmus going digital” che comprende, tra l’altro, la “European Student Card” e lo strumento “Erasmus Without Paper”. “Erasmus+ per lo sport” cercherà di favorire la partecipazione all’attività sportiva e migliorare la consapevolezza di tutti i cittadini riguardo l’importanza dell’attività fisica per mantenersi in buona salute.
Il mestiere dell’insegnante non è un lavoro da sfigati
 
di Annalisa Laudando

 
Che al giorno d’oggi il mestiere dell’insegnante sia bistrattato e sottopagato è ormai sotto gli occhi di tutti, ma il nocciolo della questione non è solo questo direi, in quanto la scuola nell’ultimo decennio è stata investita da una vera e propria sovraesposizione mediatica, e, a seguito dell’imperversare della Pandemia negli ultimi due anni, lo è stata ancor di più.
 
Quindi la società, come del resto la scuola e i professionisti che vi lavorano quotidianamente, è stata costretta in un breve lasso di tempo a fare i conti con una serie di “repentini mutamenti ideologici e valoriali” e di conseguenza a “reinventarsi”.  
 
La scuola è un’interessante cartina di tornasole di tutte le distonie del sistema socioculturale contemporaneo, proprio perché frequentata da migliaia di ragazzi e bambini immersi sempre più nella “liquidità sociale”, che contempla una certa deriva valoriale, e nel quotidiano bombardamento di messaggi audio/video diretti e subliminali che li portano sempre più spesso a scollegarsi dalla realtà, per vivere più comodamente nel confort zone del virtuale.
 
Allora tra i banchi di scuola, più che altrove si avverte un senso di “crisi profonda”, una crisi che trae origine da lontano, innanzitutto nei valori trasmessi dalle famiglie di appartenenza, (non dimentichiamolo che il primo nucleo educativo della società è proprio la famiglia); pertanto, la scuola si ritrova spesso a supplire a quelle “mancanze” o “manchevolezze” educative essenziali e a dover creare ex novo un canale comunicativo capace di istaurare relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento.
 
Il docente, dunque, quale figura istituzionale della società contemporanea, ha perso buona parte del proprio “appeal” sia tra allievi/studenti che tra le loro famiglie, e non tanto per le sue “carenze culturali” o per le sue “incompetenze professionali”, quanto piuttosto per la mancanza di valori e di ideali di riferimento generali a cui potersi ispirare, dato che quelli incarnati dalla classe docente non corrispondono affatto a quelli inseguiti dai ragazzi. Di conseguenza, il “mestiere dell’insegnante” è visto come un lavoro da “sfigati”, ovvero di chi ha fatto di questa professione solo un ripiego in mancanza di un altro lavoro meglio remunerato o più prestigioso.
 
Giova, infine, ricordare che oggi, purtroppo, si rincorre sempre di più la notorietà ad ogni costo, l’importante non è essere, quanto apparire; esercitare un potere, o delle influenze, o peggio ancora ostentare una certa ricchezza e benessere, seppure solo di superficie.
 
I docenti, dunque, non sono che “persone” spesso travolte, quanto i ragazzi e qualsiasi comune mortale, da una quotidianità in continuo e rapido divenire, che non lascia molto spazio a riflessioni e a un’effettiva possibilità di dialogo intergenerazionale, perché siamo tutti fagocitati da una dispotica routine, che appiattisce e livella le discrepanze.
 
Dunque, proviamo a destare le coscienze, instilliamo nei discenti la curiosità, disintossichiamoci dalla sovraesposizione al virtuale, impariamo nuovamente ad ascoltare con “tutti i sensi” i cambiamenti che ci rendono spesso inadeguati ad affrontare un compito delicato quanto quello di “istruire e formare le future generazioni”.
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