Empirismo storiografico e dadaismo professionale
di Mario RusconiIn alcune menti, per fortuna di scarso numero, non particolarmente avvezze all'approfondimento critico ed alla capacità di studio, sta prendendo piede uno strano fenomeno, che non esitiamo a nobilitare, almeno verbalmente,con la definizione di "empirismo storiografico".
Cerchiamo di spiegare questa affermazione, ricorrendo anche a paragoni a nostro avviso calzanti.Secondo gli stravaganti empiristi, per affrontare nei modi giusti un ambito professionale è necessario esservi immersi fino al collo.Non conta l'esperienza trascorsa, non c'entrano le capacità di analisi e di approfondimento socioculturale, non hanno rilevanza il bagaglio di studio posseduto, costantemente rivisitato né il cursus honorum né l'ampiezza bibliografica consolidata.
No, tutto questo non ha un vero significato e, soprattutto, impedisce paradossalmente di poter affacciare proposte, prospettare soluzioni, intravedere percorsi innovativi.No, assolutamente no!!
Ciò che conta è l'esperienza diretta, l'essere immersi fino al collo nella pratica gestionale degli argomenti da proporre, avere le mani in pasta a prescindere da qualsivoglia impegno di studio. Della serie: Die Erfahrungüberalles.Sì dunque all'empirismo più spinto, no a Cartesio!
Proviamo a circostanziare il nostro stupore (in verità..finto ) di fronte alla bizzarria quasi dadaista di questi sussulti empiristi.Ebbene, poniamo che si voglia approfondire l'età napoleonica. E no!!
Siamo nati ad Ajaccio? All'epoca del Bonaparte? No? Siamo, ciononostante, molto giovani, quasi ragazzi (secondo i dadaisti la ragazzitudine si conserva anche da ultracinquantenni!)? No!
Dunque riponiamo la penna o il pc e dedichiamoci ad altro.Abbiamo qualcosa da dire, da proporre sul bullismo?
I nostri censori empiristi-dadaisti ci chiederebbero: "Siete mai stati bulli? No -per fortuna- la nostra risposta.Avete subito atti di bullismo? Ancora una volta fortunamente no!
Dunque, i nostri boccerebbero ogni tentativo di dire o proporre qualcosa per combattere questo dilagante fenomeno.
Per decenza e ritegno non proseguiamo nei riferimenti, ad esempio su come debellare o combattere la prostituzione nelle città...
In sintesi. Quando si vuole essere presenti (non presenzialisti!) nell'ormai logorante dibattito sulla scuola e sui dirigenti, prima di avventurarsi in affermazioni insensate, intrise di malmostosità, dettate forse dalla perversione che i social inducono in menti poco abituate all'approfondimento, varrebbe la pena rileggersi Cartesio e considerare che il prossimo, che ti ascolta e ti legge, lo ha letto, approfondito, assimilato e ritiene che ogni dialogo culturale debba avere alla base proprio la cultura e non il livore.
Abolite le note disciplinari nelle elementari??
di Astolfo
L'abolizione degli artt. 412, 413 e 414 del Regio Decreto del 1928 è stata opportuna. Si tratta di norme dettagliate imposte per legge, anacronistiche nella loro imperiosità. Nel 2018, con l'estensione opportuna del patto di corresponsabilità alle scuole primarie, si ribadisce il primato dell'autonomia scolastica e dei relativi organi collegiali (di cui fanno parte, oltre i docenti e il preside, anche i genitori). Questi dovranno normare nel regolamento d'istituto, con spirito educativo, le sanzioni previste per comportamenti indisciplinati. E' nostra ferma convinzione che soprattutto la componente dei docenti dovrà trattare questa delicata materia, oltre che con conclamato senso professionale, anche riaffermando la funzione educativa della scuola.
Prevedendo dunque quegli atteggiamenti e quelle dinamiche negative che si possono creare tra bambini e che nel tempo possono degenerare in forme di bullismo, pericolose per il loro possibile sviluppo durante la crescita adolescenziale.
Si dovranno evitare, però, posizioni sanzionatorie di disconferma della persona-bambino, puntando sul recupero della relazionalità positiva e sul convincimento pedagogico.
Dobbiamo, infine, far comprendere all'opinione pubblica, che con la legge sull'educazione civica, non si è inteso sottovalutare fenomeni inquietanti che si verificano già nella scuola primaria.
Pertanto nessuna sbandierata abolizione delle note disciplinari o delle sanzioni nella primaria (come è piaciuto immaginare ai media) il cui contesto relativo alla disciplina degli alunni è stato saggiamente ricondotto alla piena autonomia delle scuole con l'auspicata collaborazione delle famiglie.
Aprile 2019
Grembiulino: sì o no?
di Astolfo
Si è riaccesa in questi giorni la questione (epocale?) del grembiulino per gli alunni della scuola elementare e media.
Come una risorgiva, a periodi alterni e quasi inaspettatamente, alcuni problemi riemergono dopo una lunga latitanza.
Facciamo, dunque, o almeno cerchiamo di fare un po' di chiarezza, utilizzando anzitutto dei dati "oggettivi".
Circa il 45% degli iscritti all’ANP-Lazio, oltre 400 tra dirigenti e docenti, ha già risposto al sondaggio in cui si chiede loro quali siano le priorità, extra-didattiche, nella scuola. Una ricerca che mette in luce i diversi aspetti del mondo scolastico indicati da chi vive quotidianamente ed è impegnato con tutte le varie “sfaccettature” della scuola. Per oltre il 90% le priorità sono rappresentate dalla “manutenzione e sicurezza degli edifici scolastici”, “dalla sicurezza personale di docenti, impiegati, dirigenti (frequentemente esposti ad atti di violenza fisica e verbale)”, “dalla mancanza di adeguate forniture di arredi e suppellettili da parte degli enti locali”.
Questi risultati non fanno che confermare quanto già avvertito dalle strutture nazionali e regionali dell’associazione, il cui contatto con le esigenze del territorio è costante da anni. Un’alta percentuale degli stessi intervistati, pari al 75%, ritiene importante il controllo degli accessi esterni degli istituti, un più ampio rapporto di corresponsabilità con i genitori ed una maggiore interazione delle scuole con l’Ufficio scolastico regionale ed il Miur. Soltanto per il 30% è importante un abbigliamento standardizzato degli alunni della scuola dell’infanzia e di quella primaria. Al di là delle polemiche su “grembiulino sì” e “grembiulino no”, il modo di vestire degli alunni è stato già affrontato in diverse scuole statali e paritarie in sintonia con gli organi collegiali della scuola (collegio dei docenti e consiglio d’Istituto) chiedendo alle famiglie di fare indossare un paio di jeans e una felpa/T-shirt con il logo della scuola, a rimarcare l’appartenenza alla propria comunità scolastica.
Le valutazioni dell’ANP non sono mai improntate da spirito di polemica politico-partitica, ma solo esclusivamente da considerazioni di natura professionale. È evidente però che non si annullano le differenze economiche tra alunni, imponendo, sia pur democraticamente, una uniforme, perché le stesse possono risaltare a vista anche, ad esempio, dal tipo di scarpe indossate (che presentano una gamma di prezzi molto ampia), o dal corredo scolastico (ad esempio zaini molto semplici ed economici oppure i griffati, superaccessoriati, persino con le porte usb per ricaricare lo smartphone o collegarsi al wi-fi). Il sondaggio organizzato da Osservare Oltre, redazione statistica del giornale online etutorweb.it si inserisce nella proficua collaborazione con la struttura regionale dell’ANP del Lazio.
Maggio 2019