La scuola che cambia: nuovi scenari per il prossimo futuro
di Giusy Ubriaco

Durante questa pandemia tutti hanno parlato di scuola, tutti si sono sentiti titolati a esprimere giudizi più o meno opportuni ma alla fine solo chi la abita e la naviga ne è stato il traghettatore. Volendo utilizzare una descrizione tratta dal libro di Dacia Maraini “La scuola ci salverà”, noi professionisti della scuola ci siamo sentiti e ci sentiamo come Colapesce che, immerso per sempre nel mare, reggeva il peso dell’isola sulle proprie spalle, avendo scoperto che una delle tre colonne su cui essa si reggeva si era spezzata. È, quindi, necessario riaprire il dibattito, fornire risorse umane ed economiche adeguate, investire sulla formazione, sul reclutamento del personale perché la scuola è la cartina di tornasole della nostra società.
IIl nuovo programma Erasmus 2021-2027
di Laura Virli
Nato nel 1987, il programma Erasmus ha coinvolto nel tempo oltre 10 milioni di cittadini europei con iniziative volte a promuovere vari aspetti, ma soprattutto la cittadinanza attiva oltre che il senso di appartenenza all’Europa. Per il nuovo Programma Erasmus+ 2021-2027, che avrà l’obiettivo di coinvolgere 10 milioni di cittadini europei, sono stati stanziati ben 28,4 miliardi di euro, fondi quasi raddoppiati rispetto al precedente programma. Quali gli obiettivi?
Obiettivi del nuovo Erasmus
In una società in continuo cambiamento, sempre più fluida, multiculturale e digitale, i cittadini europei dovranno essere in possesso di conoscenze, abilità e competenze sempre in linea con le richieste del mondo del lavoro. Trascorrere un periodo in un altro paese per studiare, formarsi e lavorare deve diventare la norma. E’ anche importante offrire a tutti l'opportunità di apprendere altre due lingue oltre alla propria lingua madre. Questi sono alcuni degli obiettivi importanti definiti a livello europeo. Ma la Commissione europea si è posta altre finalità come quella di aumentare il numero di beneficiari, accrescere i percorsi di inclusione, sostenere l’innovazione digitale e la promozione di ambiti di studio sulle energie rinnovabili, i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale e il design.
I nuovi programmi 2021-2027
“Erasmus+ e scuola” riguarderà il mondo della scuola e dei centri di istruzione per gli adulti. Il programma permetterà di aprire le nostre scuole anche a studenti provenienti da altri Paesi. La formazione degli insegnanti riguarderà temi importanti come la transizione digitale e l’innovazione didattica.“Erasmus+ e giovani” metterà al centro le nuove generazioni, consentirà ai giovani di vivere la dimensione europea, attraverso la mobilità, gli scambi, i progetti di volontariato e di solidarietà, con l’obiettivo di offrire occasioni di incontro, di confronto e di crescita personale. Molti temi promuoveranno inclusione e sensibilizzazione rispetto ai temi del green e del cambiamento climatico.
“Erasmus+ e istruzione superiore” riguarderà la mobilità universitaria con l’iniziativa “Erasmus going digital” che comprende, tra l’altro, la “European Student Card” e lo strumento “Erasmus Without Paper”. “Erasmus+ per lo sport” cercherà di favorire la partecipazione all’attività sportiva e migliorare la consapevolezza di tutti i cittadini riguardo l’importanza dell’attività fisica per mantenersi in buona salute.
Il mestiere dell’insegnante non è un lavoro da sfigati
di Annalisa Laudando

Quindi la società, come del resto la scuola e i professionisti che vi lavorano quotidianamente, è stata costretta in un breve lasso di tempo a fare i conti con una serie di “repentini mutamenti ideologici e valoriali” e di conseguenza a “reinventarsi”.
La scuola è un’interessante cartina di tornasole di tutte le distonie del sistema socioculturale contemporaneo, proprio perché frequentata da migliaia di ragazzi e bambini immersi sempre più nella “liquidità sociale”, che contempla una certa deriva valoriale, e nel quotidiano bombardamento di messaggi audio/video diretti e subliminali che li portano sempre più spesso a scollegarsi dalla realtà, per vivere più comodamente nel confort zone del virtuale.
Allora tra i banchi di scuola, più che altrove si avverte un senso di “crisi profonda”, una crisi che trae origine da lontano, innanzitutto nei valori trasmessi dalle famiglie di appartenenza, (non dimentichiamolo che il primo nucleo educativo della società è proprio la famiglia); pertanto, la scuola si ritrova spesso a supplire a quelle “mancanze” o “manchevolezze” educative essenziali e a dover creare ex novo un canale comunicativo capace di istaurare relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento.
Il docente, dunque, quale figura istituzionale della società contemporanea, ha perso buona parte del proprio “appeal” sia tra allievi/studenti che tra le loro famiglie, e non tanto per le sue “carenze culturali” o per le sue “incompetenze professionali”, quanto piuttosto per la mancanza di valori e di ideali di riferimento generali a cui potersi ispirare, dato che quelli incarnati dalla classe docente non corrispondono affatto a quelli inseguiti dai ragazzi. Di conseguenza, il “mestiere dell’insegnante” è visto come un lavoro da “sfigati”, ovvero di chi ha fatto di questa professione solo un ripiego in mancanza di un altro lavoro meglio remunerato o più prestigioso.
Giova, infine, ricordare che oggi, purtroppo, si rincorre sempre di più la notorietà ad ogni costo, l’importante non è essere, quanto apparire; esercitare un potere, o delle influenze, o peggio ancora ostentare una certa ricchezza e benessere, seppure solo di superficie.
I docenti, dunque, non sono che “persone” spesso travolte, quanto i ragazzi e qualsiasi comune mortale, da una quotidianità in continuo e rapido divenire, che non lascia molto spazio a riflessioni e a un’effettiva possibilità di dialogo intergenerazionale, perché siamo tutti fagocitati da una dispotica routine, che appiattisce e livella le discrepanze.
Dunque, proviamo a destare le coscienze, instilliamo nei discenti la curiosità, disintossichiamoci dalla sovraesposizione al virtuale, impariamo nuovamente ad ascoltare con “tutti i sensi” i cambiamenti che ci rendono spesso inadeguati ad affrontare un compito delicato quanto quello di “istruire e formare le future generazioni”.